Mano Robotica Italiana Premiata in Giappone
Il Corriere della Sera
Alla mano robotica italiana «SoftHand», sviluppata in collaborazione tra il Centro Piaggio dell’Università di Pisa e l'Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova, è andato il più prestigioso riconoscimento della conferenza internazionale Humanoids 2012 a Osaka. Si tratta del secondo riconoscimento consecutivo conferito quest’anno al progetto dell’arto robotico, che aveva già ottenuto un premio analogo alla conferenza mondiale di robotica e sistemi intelligenti (Iros) in Portogallo.
PROGETTO - Al costo di alcune centinaia di dollari e con un solo motore, la mano è in grado di compiere tutte le prese che sa fare una mano umana. Risultando adatta sia come mano robotica, che come protesi. Particolari la robustezza e l'affidabilità che la rendono unica nel panorama delle mani robotiche finora sviluppate. Le dita si possono piegare, tirare, distorcere, disarticolare, e ritornano a posto senza danno.
MANO - «Tutto questo», spiega Antonio Bicchi, coordinatore del Gruppo di robotica al Centro Piaggio e senior scientist all’Iit di Genova, «grazie al fatto che la mano non ha giunti con cuscinetti a sfere, ma le falangi rotolano l'una sull'altra come le articolazioni del corpo umano, senza vincoli rigidi tra le dita, ma legamenti che le conferiscono elasticità. Questi elementi di base sono applicati non copiando la struttura della mano umana, ma cercando di capire quali sono le parti della struttura della mano che le consentono di svolgere determinate funzioni, per poi sviluppare una struttura artificiale in grado di svolgere la stessa funzione», dice Bicchi.
PROTESI - La mano robotica è già di fatto pronta per essere usata come protesi: è stato infatti sviluppato un avambraccio artificiale a cui la mano può essere agganciata e mossa con una sola leva, collegata all’unico motore della mano, che la rende in grado di fare praticamente tutte le prese comuni sugli oggetti quotidiani, come una tazza, uno spruzzatore, un telefono, la maniglia di una valigia o di una porta.
PROGETTO - Al costo di alcune centinaia di dollari e con un solo motore, la mano è in grado di compiere tutte le prese che sa fare una mano umana. Risultando adatta sia come mano robotica, che come protesi. Particolari la robustezza e l'affidabilità che la rendono unica nel panorama delle mani robotiche finora sviluppate. Le dita si possono piegare, tirare, distorcere, disarticolare, e ritornano a posto senza danno.
MANO - «Tutto questo», spiega Antonio Bicchi, coordinatore del Gruppo di robotica al Centro Piaggio e senior scientist all’Iit di Genova, «grazie al fatto che la mano non ha giunti con cuscinetti a sfere, ma le falangi rotolano l'una sull'altra come le articolazioni del corpo umano, senza vincoli rigidi tra le dita, ma legamenti che le conferiscono elasticità. Questi elementi di base sono applicati non copiando la struttura della mano umana, ma cercando di capire quali sono le parti della struttura della mano che le consentono di svolgere determinate funzioni, per poi sviluppare una struttura artificiale in grado di svolgere la stessa funzione», dice Bicchi.
PROTESI - La mano robotica è già di fatto pronta per essere usata come protesi: è stato infatti sviluppato un avambraccio artificiale a cui la mano può essere agganciata e mossa con una sola leva, collegata all’unico motore della mano, che la rende in grado di fare praticamente tutte le prese comuni sugli oggetti quotidiani, come una tazza, uno spruzzatore, un telefono, la maniglia di una valigia o di una porta.